Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983. Il sito web di Sergio Ferraris, giornalista scientifico.
Nucleare e fossili senza futuro
Il passato è atomico e fossile. Questo giudizio netto non arriva dalle associazioni ambientalista ma da uno studio sul futuro energetico che è stato presentato a Zurigo da UBS, la banca privata e d'investimento svizzera che alcuni anni fa diede l'indicazione ai propri investitori di disinvestire nelle utilities elettriche perché troppo legate al business fossile. «L'energia nucleare e il petrolio appartengono al passato, mentre in futuro si dovrà investire nell'energia idroelettrica, nelle centrali a gas e nell'energia solare», si legge sul report che si occupa dell'energia in Svizzera che usa le energie fossili per il 46% del fabbisogno del suo fabbisogno. Stando allo studio, questo tasso è destinato a ridursi drasticamente, se si vorranno rispettare gli ambiziosi obiettivi fissati in materia di riduzione delle emissioni di CO2. «La svolta energetica è irreversibile»"", ha dichiarato il responsabile dello studio Carsten Schlufter durante la presentazione del documento. L'esperto prevede che le innovazioni tecniche faranno diminuire in modo sostanziale il costo dell'energia solare, ma il maggior potenziale in fatto di riduzione dei climalteranti come la CO2 risiede nella mobilità, con il passaggio alle macchine elettriche, e nel risanamento degli immobili, con l'efficienza energetica. In base allo studio, entro il 2050 il 60% di tutte le vetture private immatricolate in Svizzera avranno motori elettrici. Questo fenomeno permetterà di ridurre del 54% le emissioni di CO2 e farà crescere dell'11% il consumo di elettricità. Pollice verso anche per l'atomo. Nei prossimi decenni si dovranno smantellare le centrali nucleari e Ubs è convinta che la costruzione di nuovi reattori non potrà in nessun caso essere redditizia. Il futuro appartiene invece all'energia fotovoltaica e alle centrali a gas. Lo studio prevede che nel 2050 gli impianti solari arriveranno a coprire il 16,4% del fabbisogno svizzero, contro l'1,2% di oggi, mentre le moderne centrali termiche (turbogas) convenzionali dovrebbero a loro volta passare dal 3,5 al 10% della produzione di elettricità. Secondo lo studio gli impianti fotovoltaici forniscono già oggi elettricità a costi paragonabili all'energia nucleare. I reattori atomici dovranno fare i conti con i costi molto elevati legati allo smantellamento delle centrali esistenti e allo smaltimento delle scorie. I conti sono chiari. Lo studio di UBS prevede che per sostituire le attuali centrali nucleari svizzere con impianti a gas basteranno investimenti dell'ordine di 5 miliardi di franchi (4,61 miliardi di Euro), mentre se si continuasse a puntare sul nucleare il conto salirebbe invece a 20 miliardi di franchi (18,45 miliardi di Euro). Il 400% in più. E c'è anche un'altra questione. Quella del prezzo basso dell'energia. Oggi a causa dei prezzi dell'elettricità estremamente bassi, la costruzione di nuove centrali non risulta redditizia, indipendentemente dalle varie fonti. Ma il fotovoltaico che ha costo marginale zero potrebbe cambiare le cose. Secondo Ubs per assicurare l'approvvigionamento di corrente a lungo termine è però necessario costruire nuove centrali e in questo contesto banca auspica un intervento dello Stato, volto a favorire gli investimenti privati in questo settore. Originale il fatto che da una grande banca d'affari arrivi una ricetta tutta Keynesiana, in decisa controtendenza con le politiche dell'Unione europea. A Bruxelles dovrebbero stare più attenti a questi segnali, anche se arrivano da uno stato, la Svizzera, che non fa parte dell'Unione europea. Insomma una banca d'affari, Ubs, e una nazione, la Svizzera, che hanno profonde radici nel libero mercato, riescono ad essere più concrete e avvedute della Commissione europea che dovrebbe rappresentare oltre 300 milioni di cittadini europei. Fa riflettere.